(fedele alle origini)

Vincenzina e la fabbrica di Enzo Jannacci qui con l’amico Giorgio Gaber

“Vincenzina davanti alla fabbrica, Vincenzina il foulard non si mette più. Una faccia davanti al cancello che si apre già. Vincenzina hai guardato la fabbrica, Come se non c’è altro che fabbrica E hai sentito anche odor di pulito E la fatica è dentro là… Zero a zero anche ieri ‘sto Milan qui, Sto Rivera che ormai non mi segna più, Che tristezza, il padrone non c’ha neanche ‘sti problemi qua. Vincenzina davanti alla fabbrica, Vincenzina vuol bene alla fabbrica, E non sa che la vita giù in fabbrica Non c’è, se c’è com’è?”

Vincenzina e la fabbrica di Enzo Jannacci (qui con Giorgio Gaber)

“L’ironia e la malinconia si fondono e si amalgamano in un paradossale melodramma: «Vincenzina vuol bene alla fabbrica, ma non sa che la vita giù in fabbrica non c’è, se c’è, com’è?» Il mio pensiero rincorre ancora Vincenzina… e tutte le Vincenzine venute dal Sud (ma anche dall’Est), smarrite nel grigiore della nebbia di una grande città del Nord Italia, intente ad affrontare, con dolore e per la prima volta, l’impatto con tutte le laceranti forzature, le amarezze e i disagi di una atomizzante realtà industriale e metropolitana” da Canzoni contro la guerra