Quando l’impertinente” Musk osa attaccare l’uomo che ha messo in ginocchio innumerevoli stati come il Regno Unito tenendone al forcone altri come l’odiata Germania ed il nostro, osa paragonare questo a Magneto, il supercriminale immaginario dei fumetti, come Soros ebreo sopravvissuto all’Olocausto, affermando successivamente che il capitalista “odia l’umanità” e “vuole erodere il tessuto stesso della civiltà” si può comprendere bene da chi arrivi la levata di scudi mediatica che afferma come “i post di Musk fanno eco agli stereotipi storici contro gli ebrei che sono “angoscianti” e “pericolosi”, ha twittato martedì il CEO di ADL Jonathan Greenblatt, aggiungendo che, così facendo, egli  “incoraggerà gli estremisti che già escogitano cospirazioni antiebraiche e di conseguenza hanno tentato di attaccare Soros e le comunità ebraiche”.

A farsi latore di un simile pensiero, condito dal solito panegirico di attività benefiche che lo assimila al miliardario Gates, noto fra le altre cose per affermazioni contrarie al pensiero libero impersonato dalla disprezzata filosofia, è un giornaletto ambiguo come Forbes che chiude raccontandoci come il ricco sia — documentatamente — Musk e non Soros pensando che i pochi rimasti liberi di riflettere credano a questa favoletta, ovvero che un membro della meta-oligarchia transnazionale che pilota strategie inimmaginabili con i suoi eserciti di pressione economica renda pubblici i suoi affari al mondo dei “quaquaraqua”.

Nessuna speciale simpatia per un miliardario come Musk, se non quella per il coraggio con cui ha saputo prendere posizioni impopolari da diversi anni a questa parte, ma il senso del messaggio dietro il quale l’amico se la ride, è che il sudafricano ha osato troppo nel mettersi in concorrenza con il Gotha della manipolazione nera. Credo che quanti a così tanto tempo dai progrom sono ancora convinti di un’appartenenza razziale come quella ebraica dovrebbero sentirsi offesi ad essere mischiati con quella che non è una razza, ma una lobby (in Italia cose simili non si è temuto chiamarle più propriamente “cosche” o “famiglie” senza tirare in ballo la specie); a venire strumentalizzati a favore di “eletti”, non più popolo, ma cupola globale.

In fondo, il nostro amico non fa altro che ripetere con un impero economico eretico lo stesso scherzo usato con intere Nazioni. Cari miliardari, fate pure le vostre guerre dietro alle quali noi, esercito di servi della gleba che da tempo non credono più che si viva in democrazia, lasciamo le penne nella miseria del quotidiano, non possiamo minimamente prendere parte ma, per favore, non prendeteci in giro. Quegli Stati Uniti che, dopo aver piegato continenti in nome di una presunta libertà all’insegna dei loro Pinochet, oggi sono prossimi al default, circondati dal continente-Cina e dai BRICS in genere, cui sanno contrapporre solo l’obbligo di harakiri atlantico, faranno fatica a non lasciare intendere che queste guerre economiche non siano altro che l’espressione di un conflitto interno che sta per rompere gli argini dopo il colpo di Stato anti-Trump.

Per quanto mi riguarda la vostra vetero-demagogia dalla quale rifiuto di venire immischiato, è stata rappresentata nel modo migliore dal grande drammaturgo e regista, guarda caso proprio di estrazione ebraica, David Mammet in un bel film come Homidice, allorché il detective ebreo dileggiato dai colleghi poliziotti negli anni ’60, alla ricerca delle proprie radici si era convinto di avere trovato nella “famiglia” lobbistica una vera accoglienza per poi scoprire di essere stato strumentalizzato. Così, nel suggerire al ricercato di colore che era riuscito a scovare di uscire con lui, confida che proprio quella madre a cui si sentiva legato era quella che lo aveva tradito, in fondo non fa che riassumere l’inganno più vecchio del mondo: le vittime rimangono tali e lo sono ancor più e più dolorosamente quando il loro dolore serve a qualcuno che si arricchisce con la loro tragedia.

Trailer di “Homicide” di David Mammet